A destino il 02 Agosto 2022 – 13:46

Cecilia V.

A Bologna, via Fornasini 30, per Antonio Montanari (anni 86).
Cecilia V.

TI PRENDO PER MANO E TI PORTO…

Caro Antonio Montanari, sei la vittima più anziana e sei cittadino bolognese da quando sei in pensione. 

La bomba non ti ha guardato in faccia, non ha avuto pietà delle tue rughe, non ha colto la tua vitalità, non ha notato che  la tua attesa alla fermata dell’autobus era per tornare a casa.

 Non ti ha risparmiato. Bastava un passo in più in là, un minuto prima.

Ti ha colpito in tempo di pace, proprio a te che hai vissuto le due guerre mondiali.

Stamattina ti ho riportato a casa. Perché lo faccio? Perché anch’io quando ho saputo della strage mi sono sentita colpita al cuore e ferita nel pensiero; perché riportarti a casa è un modo per ricordare, per sedimentare la memoria; perché fare memoria mi fa immaginare che sei nuovamente vivo. 

Ecco, riportare a casa il più anziano tra le vittime per costruire il futuro: per questo ti riporto a casa.

Caro Antonio Montanari, il nostro viaggio non finisce qui.

Ti prendo di nuovo per mano e ti porto al mare, non in quello dei Lidi Ferraresi che conosci bene, ma in quello della Sardegna, dove io ho vissuto, per farti sentire il profumo del cisto in fiore e della macchia mediterranea.

Ti porto sulle falesie, dove il tuo sguardo si aprirà sull’orizzonte blu intenso, sui sentieri in mezzo ai boschi di lecci e alle greggi dove assaggeremo il formaggio fresco e i culurgiones.

Ti porto nei piccoli paesi del Gennargentu, dove troverai nei bar tanti compagni con cui giocare a briscola, come fai con gli amici della Bolognina, compagni a cui racconterai la tua vita contadina fatta di sacrifici, mentre loro ti parleranno di storie di padroni e di pastori, di lotte contadine e di diritti negati.

Ti porto con me.

Ripartiamo da un minuto prima.

Un passo più in là.

Un passo alla volta.

Partiamo.

Il mio 2 agosto comincia con…

Il mio 2 agosto inizia con la notizia della strage appresa nella serata alla fine di uno stage di danza moderna a Nervi. Avevo 22 anni  Fui molto colpita e scossa dalla notizia. Intuii subito che la strage era di grande portata e che andava collocata all’interno della strategia della tensione degli anni ’70

Il 2 agosto mi riguarda perchè è stato un altro attentato contro la democrazia che ha colpito una città la cui storia ed esperienza democratica e politica è stata sempre un punto di riferimento per i miei valori civili.

Il 2 agosto è stato un evento troppo eclatante per non esserne coinvolti anche emotivamente. Ha ucciso persone di tutte le età, molte delle quali in un momento di vacanza. E’ stato feroce e inumano. Mi ricorda l’eccidio di Marzabotto.

Il 2 agosto mi riguarda perchè sono stata fin dall’adolescenza impegnata nei movimenti studenteschi e politici e in quanto tale non posso che sentirmi ferita io stessa da questa strage – come se avesse colpito direttamente anche me – il cui obiettivo era troncare il processo di rinnovamento e di partecipazione attiva alla vita politica del decennio precedente a partire dal ’67 – ’68.

Nei giorni scorsi ho letto un’intervista alla scrittrice russa Ludmila Ulitskaya nella quale pone questa domanda parlando dell’attuale contesto militare in Ucraina: l’accesso alla verità rende libera una persona? Mi pongo questa domanda pensando alle vicende giudiziarie di questa strage e anche delle tante precedenti e credo che fino a quando non avremo svelato la verità giudiziaria e storica di quel periodo non potremo considerarci pienamente liberi.