Adesso tocca a me
a capire cosa farci con questa ferita,
casuale, ma puntuale, non mia, ma che ha a che fare con me.
Come attraversare questa ferita, come imparare a riconoscere e ad accogliere la luce che passa da questa ferita.
Per farlo anche con le possibili altre ferite,
personale e collettive,
in modo tale da comprendere il significato della lapide del futuro che è stato il 2 agosto.
Per riflettere in generale sul concetto di lapide del futuro
che sento abbia a che fare con queste parole qua:
“e il vento d’estate che viene dal mare intonerà un canto
tra le mille rovine, tra le macerie della città, tra case e palazzi che lento il tempo sgretolerà,
tra macchine e strade risorgerà il mondo nuovo, ma noi non ci saremo.”
Noi non ci saremo, ma tramanderemo?
Non ne sono certa, ma ho deciso di non pensarci poi troppo.
Ed allora oggi ti prendo per mano e ti porto
indietro nel tempo.
In un’attesa senza fretta, addirittura con un caffè al bar.
Ci soffermiamo in silenzio a guardare persone che passano, che corrono,
quelle che si salutano con la mano,
quelle che si baciano,
quelle che piangono, quelle che ridono,
quelle che sorridono.
Ti prendo per mano e ti porto
avanti nel tempo.
In una primavera dopo l’inverno, quando le giornate iniziano ad allungarsi.
Ti porto lì,
a quello che poteva essere tra i tanti casi
e che non è stato.
La necessità di fare i conti con la morte già nel fare esperienza della vita
La stazione attraversata quasi tutte le mattina da pendolare
La forte identità e tensione politica di Bologna, che è uno dei motivi che mi fa stare bene e scegliere questa città come la mia città
L’unicità, originalità e importanza di ogni singola vita parola troppo spesso dimenticata e non riconosciuta come speciale nell’essere flusso costante e massa informe che sembrano essere le nostre vite
La volontà e la rilevanza del considerare il teatro come un mezzo e un’esperienza che mi aiuta a essere più presente nella mia vita
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