Un sorriso e un abbraccio.
Sguardi che si cercano.
Una donna.
Una madre.
Una nonna.
Una nonna e suo nipote.
Mano nella mano.
Mano nella mano.
Incontri.
Sorrisi.
Provo nell’incontrarti onore e responsabilità, Vincenzina.
Responsabilità…
Quando è iniziato per me il 2 agosto?
Mi sembra che ci sia sempre stato. Il presente si è trasformato in memoria.
Una memoria collettiva.
Ho sentito, in questi giorni, Miriam che parlava di te.
Che ti ricordava.
Miriam è un pezzo importante del 2 agosto, per me e per Bologna.
Ascoltandola ti ho immaginata a Grizzana Morandi, un luogo che, credo, amassi.
E adesso ti immagino spesso lì. Immagino gli affetti e la vita quotidiana.
Ti vedo in stazione, con gli occhi puntati sul tabellone nell’attesa fremente di rivedere tua figlia. (Ti vedo a casa intenta nei preparativi, pronta ad accogliere i tuoi familiari) e immagino i preparativi perché tutto fosse accogliente.
Ti immagino, ancora, sorridere a tuo nipote, con quel sorriso complice che appartiene al gioco di amore tra nonni e nipoti.
Un sorriso e un abbraccio.
Sguardi che si cercano.
Sguardi da non dimenticare.
Ogni storia illumina l’altra, creando un racconto corale, di cui sento l’urgenza e la dolcezza di far parte.
Ti prendo per mano e ti porto in giro per Bologna.
Mi piacerebbe chiacchierare con te,
sapere cosa ti piaceva e cosa ti piacerebbe adesso, di questa città.
Farmi raccontare dei tuoi luoghi di origine e di quando ti sei innamorata.
In ogni angolo un amico, dice una canzone portoghese che ti vorrei dedicare.
Mi piace pensare che in questa passeggiata Bologna sia così per te, che in ogni angolo le vittime del 2 agosto siano ricordate, sia chiesta giustizia e sia richiamata la reazione della nostra città ferita.
Che ogni vita spezzata sia raccontata e sognata.
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