Franca, cammino al tuo fianco e ti dico qualcosa di me…
Ho circa una decina di anni più di te che ne hai soltanto 20. Dopo gli studi ho intrapreso l’attività lavorativa e come te vivo a Bologna.
Della tua vita so ben poco. So che abiti in via Venturoli con i tuoi genitori e sei una bella ragazza con grandi occhi castani.
Ignoro se hai avuto esperienze lavorative precedenti, ma so che, da pochi mesi, hai cominciato a lavorare per la ditta Cigar . Svolgi l’attività negli uffici siti al primo piano della Stazione Centrale di Bologna, sopra le sale di attesa, e sei addetta alla fatturazione. Hai quindi rapporti con i fornitori che, solitamente, incontri scendendo tu al piano terra.
Tutto il resto mi sfugge: le tue aspettative, i tuoi desideri, i tuoi sogni… Non so cosa ti piace: se ascolti musica, se vai a ballare, se pratichi sport; o chi frequenti: se hai amici o un ragazzo; se fai, insomma, tutto quello che fanno, in genere, i giovani della tua età.
Io adoro il ballo e, prima di accompagnarti a casa, se sei d’accordo, vorrei portarti in discoteca.
Intanto, strada facendo, raccontami di te, c’è ancora tempo, ti ascolto…
Capisco quello che mi hai appena detto: le nostre esistenze semplici ed ordinarie, forse, non si sarebbero mai intersecate. Eppure abbiamo in comune l’appartenenza a quella generazione che ha dovuto, ben presto, comprendere il significato di parole come “stragi”, ”strategia della tensione”, “anni di piombo”, a cominciare da quel maledetto 12 dicembre 1969 a Milano, in Piazza Fontana…
Adesso il “viaggio” è terminato. Siamo arrivate a destinazione.
Un’ultima cosa mi preme dirti: perdonami se, quale membro della nostra comunità, non sono riuscita a proteggerti e grazie per il dono che mi hai fatto.
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