Sai, credo che il problema sia proprio la memoria.
Cosa ne sarà di noi quando chi c’era quel giorno non ci sarà più?
Una lapide in stazione mi potresti dire.
Eggià. Ma poi?
Il problema di morire è proprio quello.
Non puoi più fare nulla per farti ricordare.
E poi noi che colpa abbiamo avuto?
Io avrei ancora voluto farmi ricordare, cosa credi.
Ma quel giorno eravamo tutti lì per caso.
Siamo morti tutti per una questione di sfortuna, di destino.
Ora sto affidando la mia memoria, il mio viaggio, a una persona che quel giorno non esisteva neanche, nato 6 anni dopo l’incidente.
Che ne sa lui, potresti pensare.
Avrei oggi l’età che avrebbe avuto sua nonna.
Quella nonna che fino a quando ha potuto gli parlava di noi, di quel giorno, di quella paura enorme che tutta la città, insieme, ha avuto.
In fondo il cuore di Bologna è la stazione.
Un cuore rumoroso, internazionale in una provincia che si crede capitale, un cuore che all’improvviso è scoppiato.
Dalla stazione passa tutta Bologna ogni giorno e la paura quel giorno era quella, perché tutti i bolognesi erano lì, fisicamente o con il cuore.
Ecco, io credo che sono proprio le generazioni di chi non era nato che ci permetteranno ancora di avere voce, di non essere dimenticati, di portare a termine quei viaggi che ci sono stati interrotti con la forza.
Il mio 2 agosto comincia con un viaggio, quello che ci porta lontano e ci fa dimenticare tutto.
Il mio 2 agosto comincia con la morte. Quella cosa che nessuno di noi vuole ricordare ma
che non ci abbandona mai.
Il mio 2 agosto comincia con al condivisione di un’esperienza. Il ritrovarsi tutti insieme
all’improvviso uniti senza sapere perché
Il mio 2 agosto comincia con il destino, quello che non sai dove ti porta.
Il mio 2 agosto comincia con la memoria, quella di mia nonna che ogni anno mi raccontava
che tutta Bologna, come fosse una leggenda, fosse stata li e che tutti per uno o due minuti si
fossero salvati per caso. E io avevo smesso di crederle.
Cookie Policy - Privacy Policy - Credits