“Ti prenderai cura di Velia” che era diretta a Mestre.
Mai avrei pensato di accompagnare una persona che non c’è più in un viaggio.
Mai avrei creduto, io veneta, di fare questo viaggio con lei e per lei partendo dalla stazione di Bologna. Città che ho sempre amato, fin da piccola quando mi fu negato da mio padre di venire a studiare qui, nella Città dei Balocchi prima del mio compimento superiore in Conservatorio. Avrei aspettato poi di incontrare un grande amore per trasferircimi e prendere confidenza con la città.
Ma quale Balocchi, papà, questa è una città segnata da una tragedia che ha ucciso 85 persone e ferite 200 nell’atto terroristico più grave del dopoguerra, che non si può capire, spiegare, sentire, guardare.
Non cercherò di capire e di spiegare, ma di sentire e di guardare sì, di ascoltare e di immaginare sì, di ricordare sì.
E allora cara Signora Velia partiamo e andiamo a Mestre insieme; per te sarà la conclusione di un viaggio interrotto dal male assoluto, da una violenza consapevole contro voi innocenti, per me l’inizio di un percorso di coscienza e conoscenza, di rispetto e di onore, di riflessione e di speranza. Un passo alla volta partendo da te e con te.