A destino il 02 Agosto 2022 – 13:35

Leila F.

A Verona per Sergio Secci (anni 24).
Leila F.

TI PRENDO PER MANO E TI PORTO…

Caro Sergio,
Se ti incontrassi oggi di nuovo credo che ti porterei ancora in quella piazza dove si fecero le mongolfiere e si mandarono in cielo piene di aspettative e di sogni da realizzare. Ti porterei lì, con le Sette Chiese con Giuliano, nostro Maestro di cose della vita e del teatro, con Antonello, Aldo, Gloria, Manuela e Maria e Bruno, Massimo, Paola, Stefano e tanti tanti altri.
Ma credo che se tu ti accorgessi di questo mio momento un po’ romantico e melenso, eccessivo per un certo verso, mi prenderesti in giro fino a domani l’altro e con chissà quale battuta mi riporteresti, pieno di ironia tua, puntuta e rinfrescante, a questa realtà nostra e forse, mi diresti che, altro che mongolfiere, mi avresti portato tu al Piccolo Teatro o chissà dove a vedere dove tu lavori. Che, se fossi in vita, minimo, lavoreresti là. 

Ma voglio dirti che dopo, dopo quella bomba, della tua tesi, sai, hanno fatto un libro. 

Eh, ma di libri ce n’è tanti… Ma quale si chiamerebbe mai “Il teatro dei sogni materializzati”? Il tuo. 

È lì che scrivi: Oggi, l’immaginario è concesso solo ai bambini o agli artisti. Si postula che lo spirito artistico sia proprietà di pochi eletti, che la società isola in un Ghetto dorato dove spesso sono loro permesse cose comunemente proibite.

L’uomo comune, l’uomo Massa non può sognare: deve rispettare gli orari di lavoro, le consuetudini imposte dalla morale, le abitudini.

Ecco… tu ti ribellavi a questo, eri così ed eri nello spirito nostro, dei ragazzi di quegli anni, del ‘77, del movimento. “Eravamo una società di desideranti” ha detto Masala.
Dicevi: Bisogna superare la paura dell’irrazionale, cercare di capirlo, non più rifiutare le cose che non comprendiamo. Bisogna trovare un modo di materializzare i sogni che sia tangibile e comprensibile.
Avevi 23 anni e scrivevi così.

Ah, se fossi vivo, sono sicura che saresti tra i maestri.

Il mio 2 agosto comincia con…

Il mio 2 agosto comincia con la sveglia presto la mattina e prepararsi per andare in piazza e stare lì.
Stare con chi c’è, con i parenti, con chi ha sofferto, con chi ricorda. Andare lì per restare in silenzio Ma vicini.
Il mio di agosto comincia con la ferita, la spaccatura sul muro del primo binario, impressa nelle vite di noi, Salvi, veri, vivi, testimoni o reduci, non più della bomba, non solo, ma di una svolta nei valori, nella storia, nella politica del paese, nelle nostre vite. Nelle nostre singole specifiche vite.
Nelle scelte che non abbiamo potuto fare. E non poter scegliere è non essere liberi. Nei desideri. Che da quel momento non sono potuti essere gli stessi di prima. in quello che quella bomba ha messo a tacere. le nostre vite sono cambiate. di tutti.

l’impotenza.
Possono le sentenze mettere Anzi rimettere a posto quelle vite?
Le vite di chi è rimasto sotto le macerie e Si è salvato?
Le vite di chi ha perso per sempre l’amore della sua vita o il figlio?
E le nostre?
Ma senza le sentenze Le vite non esistono sapere devo, dobbiamo sapere.
Non importa neanche più che i colpevoli paghino Io ora ho necessità di sapere quanto La mia libertà è stata messa a tacere.

Penso all’informazione. Siamo assuefatti all’arroganza di tanta politica, manca nel fare quotidiano,  l’umanità.
oh come le nostre vite sono circondate di superficialità.
Il vuoto, la spaccatura si è insediata nel nostro quotidiano.
io sono qui per la necessità di colmare quel vuoto è necessità di sentire ancora l’umanità. Di provarla e darle fiato e spazio.