Alla stazione, nelle mattine d’estate, c’è un gran caldo.
Il sole umido di Bologna si infiamma dentro i vetri e le vetrate, soffocano le sale d’attesa.
Alla stazione, nelle mattine d’estate, ci sono capelli solo un po’ spettinati, le teste ricce che rimbalzano, ogni boccolo un soffio di maestrale. Le mani tengono borsette ma desiderano conchiglie, frusciano i biglietti fra dita che in poche ore affonderanno nella sabbia.
Dal piazzale si sentono il caldo e la voglia di partire, le voci e le grida, i vestiti colorati e le valigie dimenticate.
Si prende l’impazienza e la si infila nel bagaglio, incastrata fra un costume e un paio di scarpe che tanto non indosserai. Si sorride e ci si abbraccia, si corre al binario, baci e “a presto”: esplodono le pensiline.
Si prende la valigia e si parte, questa volta.
Si appoggia la valigia e si va a vedere il mare, questa volta.