Ravenna, 1 agosto 1980
Vieni, Antonella, prendimi per mano e andiamo. A piedi o in bici, che a te piace. Per favore, fammi da guida per Ravenna, che tu conosci bene. Mi piacerebbe visitare i famosi mosaici e anche la tomba di Dante, che ho riscoperto da sola, dopo la noia scolastica. Immagino che anche tu apprezzi i suoi versi.
Non partire, non andare a Bologna domani. I tuoi genitori mi hanno detto che vuoi assolutamente recarti all’arrivo delle sorelle di Luca. È un bel ragazzo il tuo fidanzato, un po’ più grande di te, ma tu sei molto matura per i tuoi diciannove anni. Sei bella, stai bene truccata, e i lunghi, morbidi capelli incorniciano il viso. Il tuo sguardo è serio, riflessivo, profondo. Sei dolce, come ciò che troverai nello zuccherificio, dove in autunno andrai a lavorare. Ti hanno assunta subito, perché ti sei diplomata col massimo dei voti.
Capisco la tentazione: le tue future cognate, Angela e Domenica, porteranno dalla Sicilia il profumo delle zagare e del gelsomino, forse anche quello delle arancine di riso… Ma, ti prego, non andare. Ho un cattivo presentimento, che possa scoppiare una bomba alla stazione di Bologna, domani 2 agosto, con tanti morti innocenti.
E i morti sono case disabitate, stanze buie, viali deserti, fabbriche abbandonate, gelaterie con la serranda chiusa, altalene senza bimbi. Quindi, non partire. Desidero anche farti provare un rossetto rosa, che, secondo me, ti starebbe benissimo. Vedrai che anche Luca e le sorelle saranno d’accordo con questa decisione. Perché tu devi restare libera e viva, come sei oggi.
Dammi la mano, andiamo.
Serenella
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